Di Eric Pedersen, Head of Responsible Investments di Nordea Asset Management
La pandemia COVID-19 ha travolto l’economia globale e alterato le interazioni dei business con clienti, dipendenti e investitori. Data l’attuale situazione senza precedenti, noi di Nordea Asset Management (NAM) confermiamo fermamente il nostro impegno nei confronti dei principi e delle pratiche ESG.
È incoraggiante che, durante questa pandemia, gran parte del settore dell’asset management si sia riunita, con 322 investitori istituzionali , che rappresentano oltre 9.200 miliardi di USD di masse in gestione, sottoscrivendo la “Investor Statement on Corona Response” . Questa Dichiarazione delinea un piano in cinque punti per proteggere i lavoratori e il pubblico esortando le società partecipate a 1) fornire congedi retribuiti, 2) dare priorità alla salute e alla sicurezza, 3) mantenere l’occupazione, 4) mantenere i rapporti fornitori/clienti e 5) agire con prudenza finanziaria. Ci sono state anche altre iniziative positive per gli investitori su larga scala, come l’impegno con l’industria della trasformazione della carne e con le aziende farmaceutiche.
Oltre a stabilire le aspettative e a comunicare questi messaggi alle aziende, i dati sono diventati parte integrante nella determinazione della risposta aziendale alla pandemia di coronavirus. Al fine di monitorare, comprendere e agire meglio in base alle risposte delle aziende, abbiamo sviluppato internamente un tracker di risposta COVID-19 per analizzare il volume di notizie ESG e il sentiment degli stakeholder riguardo alla discussione sul coronavirus. Ciò aiuta inoltre ad analizzare le singole società rispetto alle aspettative degli investitori mondiali.
Attraverso l’utilizzo dei dati, abbiamo scoperto aree che necessitano di un dialogo con gli investitori. Ad esempio, è probabile che le aziende legate alla deforestazione debbano far fronte a maggiori rischi ESG legati alle comunità indigene, a seguito delle maggiori minacce sociali e ambientali causate dalla pandemia, e di conseguenza abbiamo avviato un impegno con diverse aziende del settore.
Inoltre, negli Stati Uniti, gli impianti per la lavorazione della carne e del pollame sono emersi come punti caldi pericolosi in relazione al COVID-19, e molti di essi sono stati costretti a chiudere a causa dell’elevato numero di lavoratori infetti. Le forze lavoro del settore della carne spesso non hanno accesso ai congedi retribuiti per malattia e sono composti da molti lavoratori ad alto rischio (come quelli spaventati dalla perdita del posto di lavoro o che temono una riduzione dello stipendio e rappresaglie da parte dei manager per essersi messi in malattia, oppure quelli preoccupati di denunciare i gestori degli impianti che violano la legge). Molti dei lavoratori vulnerabili sono minoranze, immigrati e rifugiati, donne e coloro che non parlano la lingua del Paese.
Anche se ci aspettiamo che tutte le organizzazioni aderiscano al piano di cinque punti per proteggere i lavoratori, è importante riconoscere che ogni azienda ha adottato prospettive differenti all’inizio della pandemia e ne è uscita colpita in modi diversi. Le chiusure nei settori del turismo e dei servizi – come le compagnie aeree, il turismo e la ristorazione – sono quasi impossibili da evitare, mentre le aziende che operano nell’ambito delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione assistono a un aumento della domanda. Inoltre, è importante ricordare che le risposte delle aziende al coronavirus possono anche variare molto in base alla regione geografica, così come diversi sono i livelli di aiuti ricevuti dai vari governi.
Detto questo, ci sono state forti differenze nelle azioni intraprese dalla comunità imprenditoriale – dalle aziende che dimostrano prudenza finanziaria cancellando i dividendi, tagliando i salari dei dirigenti e mantenendo la maggior parte della loro forza lavoro, a quelle ampiamente criticate per la cattiva gestione, ad esempio, della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro.
Anche se al momento non siamo in grado di incontrare di persona le nostre società partecipate, continuiamo a credere che l’attività di engagement sia uno strumento incredibilmente potente per apportare un cambiamento positivo. Sebbene le visite sul campo siano un elemento importante in questo senso, la qualità delle nostre attività di engagement non è peggiorata a causa delle restrizioni di viaggio legate alla pandemia, dato che le nostre società partecipate dedicano tempo sufficiente ad interagire con noi in videochiamata.
Come investitori, riconosciamo che la redditività a lungo termine delle società in cui investiamo è indissolubilmente legata al benessere di tutte le parti interessate – compresi i dipendenti, i fornitori, i clienti e la comunità in generale. In questo periodo turbolento, ogni società ha l’opportunità di dare prova di civismo aziendale.